Materia come memoria

Forme semplici che si rifanno a geometrie essenziali, per esaltare lo spirito della materia, espressione di uno spirito del tempo – e dunque storicamente determinato – ma allo stesso tempo oggetto di trasformazione mutevole. L’alterarsi della materia, così come la sua imperfezione, è un valore aggiunto che rende l’oggetto un unicum, seppur posto all’interno di una serialità, comunque in grado di mantenere il suo carattere inimitabile. Si offre cosi la possibilità di avere un oggetto che reca con sé una storia, lì dove la materia è memoria.

Da questa carica emotiva deriva l’innesto con l’ambiente circostante: è la forma unita alla materia che plasma lo spazio, vissuto in maniera empatica da chi lo occupa. Estremizzando, la funzione può anche non essere necessaria. L’estetica degli oggetti è paradossale: da un lato, costruita ‘per forza di levare’, secondo l’assioma michelangiolesco applicato alla scultura, che rivela la natura essenziale degli oggetti, riducendo al minimo gli elementi costitutivi e valorizzando le parti meccaniche e funzionali. Dall’altro, questi oggetti denunciano una volontà di evoluzione lenta, intesa in senso opposto al progresso tecnologico e anzi con una volontà spiccata di porre l’accento, – esaltando tutto il processo produttivo – sul lavoro dell’uomo e sulla capacità artigianale di pensare e concepire un manufatto, esaltando le componenti intrinseche di questo processo. Lentezza come valore, imperfezione come volontà, per oggetti unici e durevoli.